Lo stabilimento, adiacente alla linea ferroviaria Torino-Milano, aveva un binario di proprietà con cui era collegato attraverso un tunnel sotterraneo che passava sotto il corso.
La costruzione occupava quasi un intero isolato, si sviluppava su due piani interrati più tre fuori terra e aveva una capacità di stoccaggio di circa 100.000 hl prevalentemente in silos di cemento e grandi botti in legno ubicate nei due piani interrati.
Una delle innovazioni consisteva nel fatto che allo scarico, dai carri ferroviari di proprietà, il vino per caduta veniva stoccato nei due piani sotterranei nelle condizioni ottimali di temperatura e umidità grazie alla notevole profondità.
Quando si doveva procedere alla lavorazione (chiarifiche, filtrazioni, ecc) si spendeva energia per pompare il vino all'ultimo piano della cantina da dove iniziava il suo ciclo di lavorazione e per successive "cadute" veniva mandato ai piani inferiori.
Completato il ciclo di lavorazione arrivava al piano terra dove veniva imbottigliato o venduto sfuso in botti di circa 7 hl o damigiane
da 54 l.
Questo stabilimento ha operato fino al 1991, anno in cui l'azienda è stata acquistata dalla famiglia Capetta che ha trasferito la produzione nelle proprie cantine di S. Stefano Belbo più modernamente attrezzate.